Il mio angolo british dal Tamigi al Po

AVEVA visitato con la famiglia Firenze e Roma, ma solo anni dopo l’ inglese Sandra Gibbins ha conosciuto Torino, invitata da una ragazza torinese che era stata sua ospite. Aveva 26 anni ed il fascino della città ha fatto breccia, tanto da convincerla a viverci. Signora Gibbins, da dove viene? «Sono di Londra ma ho trascorso la mia infanzia nelle campagne del Surrey, nel sud-est dell’ Inghilterra. Dopo essermi specializzata nell’ insegnamento dell’ inglese per stranieri volevo venire a Torino per qualche mese».

Com’ è stato l’ incontro con la città? «Sono arrivata in treno e Torino mi ha sorpreso per la diversità rispetto alle città italiane. La sua riservatezza, che col tempo ho imparato ad apprezzare, e la sua cultura mi hanno accolto da subito. Erano gli anni dell’ Arte Povera, c’ era il Living Theatre e, dietro la sua freddezza di facciata, la città mostrava un animo caloroso ed accogliente. Per questo ho deciso di fermarmi qui, sposarmi ed aprire un asilo in lingua inglese». Ora di cosa si occupa? «Insegno nella mia scuola “Just Talk” di via Saluzzo, ed è un lavoro che mi appassiona molto. La mia casa è una piccola “Inghilterra in città” che permette agli studenti di entrare in contatto con la cultura inglese». Cosa le manca della Gran Bretagna? «Una parte del mio cuore è sempre li.

Mi piace tornarci e mangiare “Sausages and mash” (tipico piatto di salsicce e patate, ndr) e “Yorkshire pudding” (una sorta di “panettoncini” salati tradizionalmente serviti con il roast beef, ndr). In Inghilterra c’è più libertà, senso civico e più apertura al nuovo, ma qui, nonostante il difficile periodo, si vive bene. Gli italiani sono per indole generosi ed ospitali».

Articolo su Repubblica

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